Marco Grassi save the pink!
di Ramona Vada
Tutte diverse, eppure tutte così simili. Grandi occhi scuri, labbra carnose, ovali morbidi incorniciati da capelli lisci fluenti o raccolti distrattamente.
Sono le giovani donne ritratte dal pittore Marco Grassi che fa scivolare i suoi colori acidi su fisionomie femminili dagli sguardi ammiccanti e pose scevre da inibizioni.
Un mosaico di lunghe spatolate fa dello sfondo una scacchiera cromaticamente acerba di verde, arancione e soprattutto di rosa, sulla quale i corpi nudi sono finemente delimitati da un segno nero, i seni e le mani appena accennati.
Poi la spatola rallenta per accarezzare i capelli, quasi ad emulare la scia di una pettine. Come in un vortice concentrico, la pennellata si fa più dettagliata man mano che stringe verso il centro, sul viso, sugli occhi, sulle ciglia. La tensione del dipinto è tutta nel nucleo del volto, nell’inclinazione del collo e delle spalle, nella profondità dell’espressione. Inaspettatamente emergono pezze di tela damascata nuda, senza trucco, come a rappresentare il lato senza maschera di quelle fanciulle cupide, la mancanza di esperienza, l’incertezza nella decisione.
Basta mettersi nel mezzo di una sala circondati da questi ritratti e girare su se stessi incontrando le occhiate dipinte, per accorgersi di come Marco Grassi sia riuscito, con una brillante capacità di sintesi e sfruttando il vigore delle tinte, a descrivere una generazione, quella delle fanciulle adolescenti di oggi, stritolate tra ossessioni estetiche ed emotive.
Dalle piccole tele 18x24 ai grandi pannelli 140x185 la coerenza stilistica si mantiene inalterata così come il monito dell’artista verso queste moderne monnalise che abbandonano l’aria discreta del passato per caricarsi di aggressività, pronte alla conquista.
L’antico God save the Queen si storpia ironicamente, riprendendo la grafica punk utilizzata dai poderosi Sex Pistols, in Girls save the Pink, titolo di questa epifanica serie di ritratti, che incita energicamente le ragazze a “salvare il rosa”, e con esso la freschezza intrinseca dell’età, la finezza della maniera, l’eleganza di uno sguardo, senza permettere che i tempi anneriscano precocemente qualcosa che per natura deve maturare lentamente.
Il messaggio è limpido e chiaro e senza bisogno di sgambetti ermeneutici, Marco Grassi ci racconta il filtro dei suoi occhi, cogliendo con sagacia gli elementi più intimi e allo stesso tempo più eclatanti di quella parte di umanità in crescita.
Marco Grassi è nato a Milano nel 1966. Formazione artistica e Laurea in Architettura.
Oggi vive e lavora a Mariano Comense (CO). Il suo studio trova posto nelle stanze di un convento francescano del Duecento di proprietà della famiglia. Le sue opere cominciano a vedere luce pubblica dal 2000 in personali e collettive in Italia e all’estero.
Negli ultimi anni si potrebbe parlare di “fase pink” visto che il colore rosa rappresenta di fatto il fil rouge che lega tutta la sua produzione più recente.
Lontano da atteggiamenti snob e disposto al dialogo, l’eleganza di questo artista risiede nella sua umiltà artigiana e nella sua affabilità nei confronti di chi è interessato alla sua arte.
Photos & Texts ©Ramona Vada 2009